Fringe benefit: cosa sono e come gestirli in azienda
17/05/2024
Quando si parla di fringe benefit, tra i più comuni troviamo l’auto aziendale, le polizze assicurative e i buoni pasto e i buoni acquisto: sono i fringe benefit, letteralmente “benefici secondari”. Si tratta di benefit accessori, detti anche compensi in natura, che possono soddisfare diverse esigenze dei lavoratori.
Inserirli nel programma di welfare aziendale ha vantaggi sia dal punto di vista della motivazione dei dipendenti, sia da quello delle performance poiché permette di gratificare i lavoratori attraverso un ampio ventaglio di offerte.
Continua a leggere per scoprire di più sul tema.
I fringe benefit sono una delle soluzioni, a disposizione delle imprese, per incentivare i propri collaboratori, motivarli e aumentarne il grado di soddisfazione, diffondendo benessere e migliorando la qualità di vita.
Quando si parla di welfare aziendale e in particolare di fringe benefit, spesso si fa riferimento esclusivamente alla concessione dell’auto aziendale. Tuttavia, i fringe benefit che l’impresa può mettere a disposizione dei suoi dipendenti sono tantissimi.
Ma facciamo un passo indietro: cosa sono i fringe benefit e quali sono i vantaggi per l’azienda?
- Fringe benefit: cosa sono?
- Il trattamento fiscale dei fringe benefit per dipendenti e aziende
- Fringe benefit: alcuni esempi
- Fringe benefit: tutti i vantaggi per l’azienda e i dipendenti
Fringe benefit: cosa sono?
I fringe benefit possono essere definiti come “compensi in natura”, perché rappresentano una forma di retribuzione non erogata in denaro ma sotto forma di beni e/o servizi. Si tratta, cioè quella parte di retribuzione che un'impresa sceglie - oppure concorda attraverso la contrattazione individuale/collettiva - di offrire ai collaboratori in aggiunta alla busta paga stabilita dal contratto di lavoro.
«Il prestatore di lavoro può anche essere retribuito in tutto o in parte [con partecipazione agli utili o ai prodotti, con provvigione o] con prestazioni in natura».
Art. 2099, comma 3, c.c
Il trattamento fiscale dei fringe benefit per dipendenti e aziende
Trattandosi di benefit che costituiscono parte della retribuzione, i fringe benefit concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente. Secondo l’Articolo 51 comma 3 del Testo Unico sulle Imposte dei Redditi (TUIR), però, il valore dei beni e dei servizi offerti non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente se l’importo complessivo nel periodo d’imposta non supera i € 258,23.
All'interno di questo limite, seguendo il principio di armonizzazione delle basi imponibili fiscali e previdenziali (art. 6, D.Lgs. n. 314/1997), i fringe benefit non vengono inclusi nel calcolo della base imponibile previdenziale.
Questo significa che i fringe benefit offrono un vantaggio netto senza ulteriori oneri fiscali.
Fringe benefit 2024: cosa cambia?
Un importante specifica riguarda il cambiamento introdotto dalla Legge di Bilancio 2024 che, per quest’anno, prevede l’innalzamento della soglia di non imponibilità a 2.000 euro per i dipendenti con figli a carico un incremento della soglia a 1.000 euro per i dipendenti senza figli.
Fringe benefit: alcuni esempi
Ogni azienda può decidere quali tipologie di fringe benefit introdurre nel proprio piano di welfare aziendale. I fringe benefit, infatti, possono essere concessi individualmente ai singoli dipendenti e disciplinati all’interno dei contratti individuali.
Tra quelli più comuni, si trovano solitamente l’auto aziendale, il cellulare aziendale, i buoni acquisto e buoni pasto, o in alternativa il servizio di mensa, ma anche assistenza sanitaria, polizze assicurative, prestiti personali e immobili.
Vediamo nel dettaglio alcuni esempi di fringe benefit:
Servizio mensa e buoni pasto
Iniziamo dai fringe benefit relativi all’alimentazione dei dipendenti che possono essere offerti dalle imprese in diverse modalità:
- mensa aziendale interna, gestita direttamente dall'azienda o appaltata a terzi;
- mensa interaziendale convenzionata;
- convenzioni con ristoranti, bar o tavole calde, solitamente in prossimità della sede;
- buoni pasto cartacei o buoni pasto elettronici
Quest’ultima opzione rappresenta uno dei benefit più convenienti, sia per i lavoratori sia per le aziende, in quanto i buoni pasto sono esclusi dalla tassazione fino all'importo facciale di 8€ giornalieri per il formato elettronico. L’esenzione fiscale scende invece a 4€ al giorno per quanto concerne il formato cartaceo.
Per i dipendenti, quindi, i buoni pasto rappresentano un valore aggiunto, permettendo l'acquisto di pasti o prodotti alimentari senza influire sul reddito imponibile entro le soglie citate. Ad esempio, i Buoni Pasto Pluxee sono accettati in una rete di 100.000 esercizi tra locali, ristoranti e supermercati, disponibili in formato cartaceo, elettronico o virtuale per l'uso tramite smartphone, anche direttamente online sugli e-commerce convenzionati.
Inoltre, dal punto di vista dell’azienda, i buoni pasto sono completamente deducibili ai fini delle imposte dirette, a condizione che siano distribuiti uniformemente tra i dipendenti, in quanto considerati spese per prestazioni lavorative. Questa deducibilità, insieme alla detraibilità dell'IVA al 4%, facilita notevolmente la gestione fiscale dell'azienda.
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Buoni acquisto
Tra i fringe benefit più comuni ci sono anche i buoni acquisto, di cui fanno parte i Buoni Acquisto Pluxee. Si tratta di strumenti di welfare flessibile e costituiscono la soluzione ideale per quelle imprese che scelgono di investire nella qualità della vita dei propri collaboratori e aumentarne il benessere organizzativo, la vera chiave nell'incremento delle performance aziendali.
Per i datori di lavoro, i costi sostenuti per l'acquisto dei buoni sono interamente deducibili ai fini delle imposte dirette (artt. 54, comma 1, e 95, comma 1 del T.U.I.R.), classificandosi come spese per prestazioni lavorative e rientrando tra i fringe benefit, cioè compensi accessori non monetari.
Infine, i buoni acquisto rispondono alle diverse necessità dei lavoratori. Ad esempio, i Buoni Acquisto Pluxee possono essere utilizzati presso 20.000 punti vendita e negozi online convenzionati, offrendo un'ampia gamma di opzioni tra diverse categorie di prodotti e servizi.
Disponibili sia in formato cartaceo che digitale, possono essere impiegati anche per acquistare esperienze e servizi, consentendo una personalizzazione del welfare aziendale che va oltre il salario, arricchendo l'offerta complessiva dei benefit aziendali.
I buoni acquisto sono uno dei benefit più convenienti non solo per il welfare aziendale, ma anche per rispondere alle disposizioni di welfare contrattuale, che si differenzia perché è previsto direttamente da alcuni Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL). Questo tipo di welfare è tipicamente incluso nei contratti di settori specifici come Metalmeccanici, Orafi, Terziari Avanzato e offre ai lavoratori benefici integrativi stabiliti a livello di contrattazione collettiva, rispondendo così a standard minimi di tutela concordati tra le parti sociali.
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Auto aziendale
L’auto aziendale è un altro benefit molto diffuso tra le imprese italiane. A seconda degli accordi, la vettura può essere usata dal collaboratore in diverse modalità:
- in uso promiscuo, cioè sia per lavoro che per ragioni private (solitamente si tratta di noleggi a lungo termine o contratti di leasing);
- ad uso personale e senza alcun addebito per il collaboratore, quando l’auto è di proprietà dell’azienda;
- esclusivamente per esigenze lavorative: in questo caso non si tratta di benefit marginale, in quanto l’auto non concorre alla formazione del reddito e il suo costo è sostenuto interamente dall'azienda.
Un’altra opzione è rappresentata dalla circostanza in cui l’auto di proprietà del collaboratore venga usata anche per esigenze professionali. In questo caso, il collaboratore ha diritto al rimborso chilometrico calcolato in base alla tariffa ACI; si tratta di un importo non imponibile fiscalmente.
Telefoni cellulari, computer e tablet
Gli smartphone, i pc portatili e i tablet, se concessi al collaboratore anche per ragioni private e non unicamente a scopo professionale, sono da considerarsi dei benefit e quindi il loro valore - calcolato sommando traffico effettuato, canoni, tassa di concessione governativa e IVA non deducibile - è assoggettato a contributi e imposte per il 50%.
Polizze e assicurazioni
I premi corrisposti per polizze vita e assicurazioni extra-infortuni, se sono regolamentati da accordi aziendali o contratti collettivi, sono deducibili per l’importo pari al 12% del reddito (il limite massimo è stabilito in 5.164,57 Euro).
Rimanendo in tema assicurazioni, per quanto riguarda quelle medico-sanitarie integrative, esistono anche soluzioni totalmente defiscalizzate che fanno parte del programma di welfare aziendale e costituiscono uno degli elementi modulabili e flessibili da poter introdurre in modo semplice, a seconda delle specifiche esigenze dei collaboratori.
Fringe benefit: tutti i vantaggi per l’azienda e i dipendenti
I fringe benefit non riguardano solo i vantaggi fiscali, ma rappresentano anche uno strumento chiave per migliorare la qualità della vita lavorativa e promuovere il benessere dei dipendenti.
Investire nel capitale umano è sempre una scelta vantaggiosa, poiché migliora l'ambiente lavorativo e rende i dipendenti più soddisfatti. In questo contesto, i fringe benefit si dimostrano efficaci, traducendosi in una forza lavoro più motivata e meno stressata.
Questo si riflette in un aumento della produttività e della soddisfazione del personale, contribuendo anche alla riduzione del turnover aziendale. I dipendenti sviluppano una maggiore fiducia nell'azienda, facilitando l'acquisizione di nuovi talenti e migliorando la competitività complessiva. Si può dire quindi che i fringe benefit siano lo strumento ideale che permette di offrire ampio spazio di personalizzazione e di godere di diversi vantaggi sotto molteplici punti di vista.
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