Premio di incentivazione in busta paga VS premio convertito in welfare
12/11/2020
Sempre più aziende riconoscono l’importanza di dimostrare attenzione e vicinanza ai propri collaboratori. Si tratta di una leva strategica capace di migliorare il benessere e incrementare le performance, con un impatto positivo anche sui livelli di retention. Quali sono gli strumenti a disposizione e i relativi trattamenti fiscali previsti per le imprese e i collaboratori? In questo articolo, confronteremo il premio di incentivazione in busta paga con la conversione in servizi e benefit di welfare.
Premio di incentivazione in busta paga o convertito in servizi di welfare?
Dimostrare attenzione e riconoscenza ai collaboratori è una leva efficace per l’incremento delle performance: non è un caso che il miglioramento della soddisfazione sia uno degli obiettivi dei dipartimenti HR in molti settori.
Infatti, l’attivazione di misure e iniziative a supporto del benessere organizzativo si rivela indispensabile per diminuire i tassi di turnover e fidelizzare i collaboratori, dai giovani talenti alle figure più senior.
Nei prossimi paragrafi, analizzeremo le differenze di trattamento fiscale tra il premio di incentivazione in busta paga e premio convertito in servizi e beni di welfare, per conoscere la soluzione più vantaggiosa per imprese e collaboratori.
Caratteristiche del premio di incentivazione in busta paga
I premi di produttività in busta paga sono strumenti di incentivazione attivabili da parte delle imprese al raggiungimento degli obiettivi, sia aziendali, sia individuali.
Si tratta di una somma - corrisposta in aggiunta alla normale retribuzione - il cui valore dipende da indicatori variabili, come ad esempio il numero di unità prodotte, la riduzione dei costi di produzione o il contributo all’efficienza aziendale, il numero di nuovi clienti acquisiti. Generalmente, gli obiettivi da raggiungere e quindi l’entità del premio di produttività vengono concordati in anticipo.
La Legge di Bilancio 2017 è intervenuta sul regime fiscale dei premi di incentivazione. Gli importi riconosciuti per la partecipazione agli utili dell’impresa sono assoggettabili a un’imposta sostitutiva dell’IRPEF del 10%, entro il limite massimo di 3.000 euro. Questo limite può essere incremento fino a 4.000 euro per le imprese che prevedono forme di coinvolgimento paritetico dei lavoratori nell’organizzazione aziendale.
Per usufruire della tassazione agevolata, è richiesto che il reddito da lavoro dipendente percepito nell’anno precedente non superi l’importo di 80.000 euro. Le somme in eccedenza rispetto a questi limiti concorrono a formare il reddito complessivo del dipendente e sono assoggettate all’aliquota IRPEF ordinaria.
L’azienda che mette a disposizione dei collaboratori i premi di incentivazione in busta paga dovrà sostenere costi simili a quelli della normale retribuzione: il pagamento di contributi previdenziali e di oneri legati al costo del lavoro.
Nel prossimo paragrafo, vedremo quali sono i vantaggi fiscali del caso in cui il collaboratore opti per la conversione del premio produttività in servizi e benefit di welfare.
Premio di produttività convertito in welfare: vantaggi per imprese e collaboratori
La Legge di Stabilità 2016 ha previsto che i collaboratori possano convertire, in tutto o in parte, il proprio premio di produttività in servizi di welfare aziendale, laddove tale opzione sia espressamente prevista dal contratto.
In questo caso, gli importi convertiti non solo non concorrono alla formazione di reddito da lavoro dipendente, ma non sono neppure assoggettabili all’aliquota agevolata del 10%. La conversione del premio di produttività non comporta oneri contributivi per l’impresa ed è deducibile ai fini IRES.
Si tratta di un importante strumento per ottimizzare i costi del personale e offrire ai collaboratori un contribuito concreto al loro potere d’acquisto, abbattendo il cuneo fiscale.
È bene specificare che la normativa ribadisce che il requisito imprescindibile per procedere con la conversione del premio in busta paga è la scelta personale del collaboratore.
L’art. 51 del TUIR - ai commi 2, 3 e 4 - individua le categorie di benefit e servizi di welfare che comprendono:
- l’assistenza medico-sanitaria e la previdenza integrativa
- i rimborsi per spese di scuole, asili, acquisti scolastici, assistenza agli anziani
- i benefit aziendali
All’interno di quest’ultima categoria rientrano i buoni acquisto che risultano vantaggiosi: la soglia esente da tassazione è, infatti, di 258,23€.
Nell’ottica di promuovere il benessere e la qualità della vita dei collaboratori e delle proprie famiglie, le aziende possono scegliere di avviare un progetto completo e strutturato, optando ad esempio per una piattaforma di welfare.
Oppure, possono mettere a disposizione dei collaboratori soluzioni più immediate come il buono acquisto Pluxee, versatile e pratico che si allinea anche alla crescita degli acquisti online.
Nell’articolo di oggi, abbiamo approfondito la differenza tra il premio di incentivazione in busta paga e la sia conversione in servizi e benefit di welfare.
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