Smart working e buoni pasto: cosa prevede la normativa?
08/10/2020
La Legge 81 del 2017 ha definito lo smart working come “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro favorendo, al contempo, la crescita della sua produttività”. La normativa non si limita a descrivere la natura del lavoro da remoto, ma pone l’accento sulla parità di trattamento, specificando che chi sceglie questa opzione può godere degli stessi diritti economici e normativi garantiti ai chi lavora in modalità ordinaria. Partiamo proprio da questo punto per parlare, nell’articolo di oggi, di smart working e buoni pasto.
Smart working e buoni pasto: cosa sapere
La Legge 81/2017, regolando la prestazione di lavoro agile, ha posto il focus sulla sua natura flessibile, sulla volontarietà delle parti che possono sottoscrivere l’accordo individuale e sugli strumenti necessari per lavorare da remoto in modo efficiente. In particolare, l’articolo n. 20 si sofferma sul trattamento economico e normativo di questa modalità di lavoro, specificando come non possa essere inferiore a quello complessivamente applicato. Ne deduciamo, quindi, che anche il buono pasto rientri tra gli obblighi da riconoscere al collaboratore in smart working.
Prima di procedere con l’analisi della normativa, facciamo una breve premessa sull’adozione e la diffusione della modalità di lavoro agile.
I primi complicati mesi del 2020 hanno richiesto alle organizzazioni una capacità di adattamento immediato che ha incluso anche l’apertura a nuovi modelli lavorativi, come lo smart working. Sebbene diverse aziende avessero attivato un progetto agile solo in modo informale e i collaboratori non fossero del tutto preparati a questo cambiamento, sono in molti a ritenersi soddisfatti dell’opportunità che li ha riguardati.
Tuttavia, per garantire che tutti gli aspetti normativi siano regolamentati e i collaboratori possano godere di vantaggi e benefici concreti, lo smart working dovrebbe essere guidato e supportato dalle imprese. Ad esempio, cosa fare nel caso dei buoni pasto?
A marzo 2020, l’ANSEB (Associazione Nazionale Società Emettitrice Buoni Pasto) ha pubblicato a tal proposito una circolare, consultabile a questo link, in cui chiarisce le modalità di erogazione di questo benefit ai collaboratori a cui è stata offerta la possibilità di lavorare da remoto.
Il documento sottolinea:
“non vi è alcun divieto al riconoscimento del buono pasto al lavoratore agile, se previsto dalla sua azienda”.
Laddove non vi siano accordi integrativi aziendali che escludono esplicitamente i collaboratori agili dal godimento del buono pasto, questo non può non essere riconosciuto. Il presupposto è che lo smart working sia solo una diversa modalità di esecuzione del rapporto di lavoro, così come definito dalla Legge n. 81/2017, e debba quindi garantire la medesima prestazione lavorativa, da un lato, e godere di un trattamento economico e normativo non inferiore a quello applicato, dall’altro lato.
Come offrire i buoni pasto ai dipendenti in smart working?
Il buono pasto elettronico è lo strumento ideale per garantire la fruizione del benefit aziendale più diffuso anche ai collaboratori in modalità agile.
Il passaggio dal sistema cartaceo al digitale, infatti, semplifica l’attivazione e la gestione del servizio che non prevede il classico blocchetto di tagliandi. L’ufficio amministrativo che si occupa dei buoni pasto elettronici ha accesso a un portale dedicato, dal quale può procedere al caricamento mensile degli importi da mettere a disposizione dei collaboratori. La card è comoda da portare con sé in ogni momento ed evita di incorrere in spiacevoli inconvenienti, come il danneggiamento dei buoni cartacei.
Anche le operazioni di checkout sono veloci e semplificate, dal momento che l’utilizzo avviene attraverso i terminali POS degli esercenti convenzionati che processano il pagamento immediatamente, a differenza di quanto avviene per i buoni pasto cartacei che devono essere staccati dal blocchetto e firmati uno alla volta.
La praticità del sistema digitale non è l’unica buona ragione per scegliere il buono pasto elettronico. La Legge di Bilancio 2020 ha infatti approvato una modifica alle soglie di defiscalizzazione, portando la quota non sottoposta a imposizione fiscale della versione digitale dei buoni pasto da 7€ a 8€ (quella prevista per i buoni pasto cartacei, invece, è scesa da 5,28€ a 4€).
Con questi importanti aggiornamenti, le aziende che scelgono i buoni pasto elettronici hanno l’opportunità di mettere a disposizione dei collaboratori un contributo maggiore a sostegno di scelte alimentari sane e bilanciate.
I vantaggi non finiscono qui! Ecco le funzioni del portale dedicato agli utilizzatori il buono pasto elettronico di Pluxee:
- piena visibilità sui movimenti
- verifica del saldo disponibile
- localizzazione dell’esercente convenzionato più vicino
- controllo delle transazioni
- verifica degli importi caricati
- accesso a servizi utili, come la sezione con le risposte alle domande frequenti
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